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Beatrix Potter

Parlando di Jemima Puddleduck ritengo utile spiegare il mondo di Beatrix Potter, per farlo ho scelto di riportare qui di seguito il bell'articolo di Jessica Cooper del 14-1-1997 tratto da DWeb di Repubblica.it

Nella tana di Peter Coniglio
A spasso nel Distretto dei Laghi, luogo caro ai poeti, nell'Inghilterra del nord. Proprio lì, in un giardino fiorito, nacque, cent'anni fa, il mitico personaggio delle favole disegnate dalla signora Potter

di Jessica Cooper

Salta, salta Peter Coniglio, sull'erba verdissima della sua campagna. Grasso e felice, rischia di fare un'indigestione di dente di leone e di trifoglio, ma tant'è: troverà sicuramente chi saprà consolarlo e curarlo, qui dove vivono tutti i suoi amici, da Tom Micio all'anatra Jemima, a quel pigro buongustaio del signor Samuel Baffetti (ma quest'ultimo, per la verità, è un tipino dal quale è piuttosto consigliabile stare alla larga).

Il mondo di Peter Coniglio, quel mondo che la straordinaria pittrice e disegnatrice Beatrix Potter ha consegnato alle pagine di così tanti libri illustrati, ancor oggi tra i più apprezzati dai bambini di mezzo mondo, esiste veramente. Si trova in Cumbria, lembo estremo dell'Inghilterra nord-occidentale, in quel Lake District - il "distretto dei laghi" - caro ai poeti, intorno ai villaggi tra loro vicinissimi di Bowness e Windermere, o dalle parti di Hawkshead.

Hill Top Farm ("la-fattoria-in-cima-alla-collina") è precisamente il luogo in cui Beatrix Potter visse più a lungo. Si trova a Near Sawrey ed è stata trasformata in un museo aperto al pubblico dove è anche possibile trovare una quantità di gadget legati alle storie di Peter Rabbit e dei suoi amici. Inutile dirlo, la casa-museo è diventata una specie di piccola Disneyland - ma senza la grandiosità stordente del modello americano - mèta di miriadi di famiglie in gita.

Quel che però anche il più inesorabile spregiatore delle attrazioni turistiche di massa non può fare a meno di riconoscere, è che questi luoghi hanno saputo conservare l'ingenua, riposante freschezza, la naturale, accogliente eleganza che, nei disegni della Potter, è ciò che colpisce già a prima vista. Un piccolo miracolo molto britannico, se si vuole; e l'ennesima prova che a rispettarla, la tradizione, c'è soltanto da guadagnarci, anche in termini di qualità della vita. E, non c'è dubbio, qui, ben dentro i confini del parco naturale del Lake District, la qualità della vita offre squarci di sereno semplicemente impensabili altrove. In quella sua casa piena di verde e di fiori, Beatrix Potter concepì ed elaborò la maggior parte delle sue deliziose storie campagnole.

Nata nel 1866, era una ragazza di città, discendente d'una famiglia aristocratica e molto ricca che viveva a Londra, nel quartiere di South Kensington, coltivando con maniacale precisione e ripetitività tutti i rituali classici dell'età vittoriana. Beatrix, come del resto il fratello Bertram, che a sua volta sarebbe diventato un apprezzato pittore di paesaggi, forse sentiva l'oppressività del suo ambiente familiare. Quasi per reazione, era profondamente innamorata della natura, che fin da bambina aveva imparato a conoscere durante le vacanze in Scozia e, appunto, nel Lake District.

Peter Rabbit, il suo fatale coniglio, lo inventò nel 1893: il personaggio fece il suo debutto piuttosto in sordina, come decorazione di una lettera privata spedita a Noel Moore, uno dei figli della sua governante. L'idea di farne un personaggio ricorrente e di affidarne la fortuna ai libri le venne nel 1900: ma sulle prime diversi editori rifiutarono la proposta. Fu così che Peter poté circolare in sole duecentocinquanta copie che Beatrix fece stampare a proprie spese. E solo allora, tardiva ma certamente illuminata, arrivò l'offerta di un editore: David Warne (che nel 1905 la sposò). Risultato: oggi le storie di Beatrix Potter sono tradotte in venticinque lingue (tra cui il latino), e nel mondo sono state vendute poco meno di cento milioni di copie dei suoi libri e album, con un indotto fatto di gadget di ogni genere, di cartoni animati, scatole-gioco, peluche e quant'altro. La cosa curiosa è che Beatrix Potter disegnò "soltanto" ventitré storie: un numero sufficiente per rivoluzionare il mondo della letteratura infantile, per portarvi dentro, insieme a una grazia irripetibile, l'innovazione leggermente disturbante di quei suoi piccoli cuccioli che spesso disobbediscono ai genitori e si cacciano così in un mare di guai.

Beatrix Potter, rimasta vedova di Warne, si decise al gran passo: acquistò la fattoria di Hill Top, e qui si circondò di uno stuolo di animali, di un nuovo marito (William Heelis, avvocato del posto), di tante occupazioni che le risultavano piacevolmente congeniali e che le fecero compagnia fino alla morte, avvenuta nel 1943: l'allevamento di pecore, l'agricoltura, l'acquisto di terreni da destinare alla conservazione ambientalista. Già, perché i coniglietti, i ricci, le anatre, le ochette, i gattini, gli scoiattoli, i topolini della signora Potter - e anche i suoi prati, le sue cascate, i suoi fiori variopinti - non sono frutto di una scatenata fantasia. Fin da ragazzina Beatrix studiava i suoi pets che raccoglieva nelle vacanze in campagna e nascondeva - con la complicità del fratello Bertram - nella soffitta della sua casa aristocratica nel cuore di Londra. Ragazzini terribili, che però non pensavano solo a fare i ribelli. Studiavano i comportamenti dei loro amici a quattro zampe, invece di torturarli con inutili giochini. Non a caso gli animali di Beatrix non sono mai deformati, magari hanno indosso un grembiulino, un maglioncino o qualsiasi altro indumento da umani, però senza leziosità, con un candore che accompagna la semplicità e la sottile ironia delle storie nate dalla sua penna.

E sembrano proprio i suoi scoiattolini dispettosi, i topini vandali, i ranocchi che vanno a pesca e finiscono ingoiati dalla loro stessa preda gli esserini a quattro (o a due) zampe che si incontrano ancora oggi nella bellissima regione dei Laghi della Cumbria. Non sono dispettosi proprio come gli amici di Peter Coniglio, magari, ma corrono ancora nei boschi quegli scoiattolini rossi. Tutt'intorno, sui laghetti azzurri, càpita di vedere vaporetti e barche a remi che solcano l'acqua tranquilla, contornati da prati vivacissimi pieni di fiori colorati. E le oche curiose, le anatre che starnazzano, i pulcini sull'aia, gli agnellini in braccio a quei bambini che di certo con il mito di Peter Rabbit sono cresciuti (e hanno visto crescere un impero economico intorno alle loro case). Insomma, non è solo un acquerello della signora Potter. I fiori sono là, i laghetti pure, gli scoiattolini e anche il giardino dove è nato Peter. Già, non pensate a un gelido foglio di carta: coniglietto Potter ha avuto una vera culla.

È un giardino di azalee, rododendri e begonie a Lingholm, a pochi chilometri dalla cittadina di Keswick. Proprio da Lingholm, attraverso un sentierino, si raggiunge in macchina Fawe Park, mèta delle scorribande di Peter e del cugino Benjamin Bunny. E di chissà quanti altri animali, piccoli e meno piccoli. A proposito, anche nei nomi c'è qualcosa che va al di là dell'illusione fiabesca: i due protagonisti, che saltellano felici nell'erba, prendono il nome dai coniglietti di Beatrix che, non appena guadagnò i suoi primi soldi, si racconta, li investì in leccornie per loro. Giusta riconoscenza. Al parco si può arrivare anche con un battello che attracca al molo di Nichol End, sulle rive del Derwen Water, dove si possono affittare barche. Nelle quattro isolette disabitate - una è St. Herbert, ribattezzata nelle favole l'isola del Gufo - nel mezzo del lago può capitare di incontrare lo scoiattolo Nutkin o più probabilmente un suo nipotino. La cascata che scende lungo la collina di Cat Bells è invece quella dove il riccio-lavandaia, Mrs.Tiggy-Winkle, andava a fare il bucato. Keswick merita quindi una sosta lunga, senza tralasciare i negozi dove ci si può sbizzarrire a comprare frivolezze da collezione: teiere, servizi di Wedgwood, vestitini con conigli, ranocchi e ochette e, naturalmente, la serie completa delle storie di Peter Coniglio e il peluche che lo incarna nei minimi particolari.

Ma non bisogna farsi trarre in inganno dal Potter-business: non solo la signora Heelis - come la conoscevano da queste parti, con il cognome del secondo marito - era un'animalista convinta, una donna e un'artista piena di fantasia. Il tableau che la ritrae a grandezza naturale in Packhorse Court, nel centro di Keswick, ne dà un'altra descrizione ancora. È grassoccia, di una certa età, ha gli zoccoli di legno ai piedi, un cappellaccio in testa ed è vestita completamente di un tweed senza pretese. Si sta occupando delle sue pecore, come una brava allevatrice. Più che brava, in realtà, visto che fu la prima donna a diventare giudice ai concorsi agricoli. Dal 1913 passò la maggior parte della sua vita a dedicarsi all'allevamento e alle tenute agricole in cattive acque che alla sua morte donò al National Trust, oggi unico proprietario terriero della zona, impegnato a conservare l'ambiente naturale della regione.

Sulle tracce della Potter, non si può tralasciare Windermere e una certa villa sulle rive del lago, che oggi è diventata un albergo. Beatrix la comprò per la madre, che ci andò ad abitare con quattro camerieri, due giardinieri e un autista. Dama irriducibile: ogni volta che si avventurava in campagna - poche volte per la verità - si vestiva di tutto punto, come stesse andando al Savoy per il tè delle cinque.

Certo è che la favola di Beatrix ha avuto un lieto fine. Era cominciata con quella lettera a Noel Moore, figlio della sua ex istitutrice a letto per un raffreddore: "Caro Noel, non so che cosa scriverti. perciò ti racconterò la storia di quattro coniglietti che si chiamavano Flopsy, Mopsy, Cottontail e Peter e vivevano con la loro mamma in una tana di sabbia sotto le radici di un abete altissimo...". È continuata con le favole, gli acquerelli, l'allevamento di pecore, la tenuta agricola a Hill Top sempre popolata di mucche, maiali, anatre. E non è mai finita, visto che anche il grande desiderio della signora Heelis - conservare intatta quell'oasi naturale nella campagna inglese - non è andato deluso.

Allora questa storia che ha un seguito nella storia di ogni personaggio, dal cane pastore Kep al riccio Tiggy, non può che avere un finale nel villaggio di Near Sawrey, dove tutte le automobili della civiltà industriale si fermano ancora, pazienti e senza sbuffare, ad aspettare che le ochette e le anatre - magari agghindate con un cappellino e un foulard - attraversino con tranquillità la strada. Pochi passi ed ecco la casa di Hill Top, rifugio di quella ragazza di età vittoriana che a trent'anni vide la sua vita sconvolta non da un principe azzurro sul cavallo bianco, ma da un simpatico quanto impertinente coniglietto. E anche quando viveva - dopo il matrimonio - nella vicina Castle Farm, Beatrix correva come poteva nei suoi campi tra i suoi animali. Ora preparatevi a varcare la soglia di casa, sarà quasi uno choc. Siete entrati nella favola, anzi nelle favole. Ecco la credenza di Samuel Baffetti, l'orologio del Sarto di Gloucester, la gabbia del pappagallino nella casa di bambola di The Tale of Two Bad Mice (La storia di due topini cattivi) e persino la teiera commemorativa per l'incoronazione di Edoardo VII di La storia di una Torta e di una Tortiera.

A risvegliarvi dal sogno potrà essere solo lui, grasso, satollo e dispettoso, con un salto sull'erba del giardino proprio intorno a casa. Provate a chiamarlo, ma non meravigliatevi troppo se non sarete degnati di uno sguardo. Sarà troppo indaffarato a rimpinzarsi di erba o a giocare con il suo amico Tom Micio. O magari di chiamarsi Peter Coniglio ancora non lo sa.